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Un giovane che ha appena iniziato a lavorare spesso non fa caso all’età di pensionamento, ma ben diversa diventa la situazione quando si superano i 40 anni e si inizia a riflettere sul momento in cui si smetterà di lavorare e si andrà in pensione.

Se per un imprenditore tale riflessione possa procrastinarsi vista la sua enorme passione per il suo lavoro e la sua azienda, diverso è il ragionamento che fa un dipendente, sia che lavori nel settore pubblico che nel privato.

Per questo motivo nelle prossime righe del nostro articolo cercheremo di analizzare la questione in modo semplice, vedendo come viene calcolato l’importo mensile della pensione e a quanti anni potrai smettere di lavorare secondo le disposizioni attualmente in vigore in Italia nel 2023.

Come si calcola la pensione?

Partiamo osservando come viene effettuato il calcolo dall’INPS: l’importo mensile della pensione che percepirai è il valore risultante dalla moltiplicazione tra il montante contributivo e il coefficiente di trasformazione dell’età in cui andrai in pensione.

Se per il montante contributivo è possibile avere una stima abbastanza dettagliata attraverso il tuo estratto contributivo che potrai consultare sul sito ufficiale dell’INPS, leggermente diversa è la considerazione che bisogna fare sul coefficiente di trasformazione.

Quest’ultimo è un valore che viene aggiornato ogni tre anni dal Ministero del Lavoro ed è un’aliquota che viene generata dalla valutazione delle aspettative di vita e dalle soglie di età pensionabile definite dalla Legge.

Il coefficiente di trasformazione viene utilizzato in tutti i casi in cui il calcolo debba essere fatto sulla base del sistema contributivo, sia per quanto riguarda i contributi versati all’Inps che alle altre casse previdenziali.

Attualmente, notiamo che il coefficiente di trasformazione si attesta al 4,27% per le persone che vanno in pensione a 57 anni, per crescere fino al 6,66 % per le persone che usufruiscono del pensionamento a 71 anni.

Se sei già vicino all’età pensionabile, che vedremo nel prossimo paragrafo, e desideri avere fin da subito una stima di quanto potrà essere l’assegno mensile, ti consigliamo anche di visitare questa pagina dove avrai modo di inserire i tuoi dati per scoprire l’importo mensile stimato in questo momento.

Occorre osservare che potresti rimanere deluso dall’importo. Molto spesso, in particolar modo quando si è molto giovani, può accadere che non si faccia attenzione alla busta paga e non si riscontrino eventuali mancanze del datore di lavoro a livello contributivo che si ripercuoteranno sul tuo futuro.

In altri casi è anche utile osservare che le pensioni in Italia non sono così elevate: le pensioni medie, secondo le stime del 2021, sono di circa 1.285 €, cifra non adeguata secondo il tuo standard di vita e i tuoi guadagni da professionista.

Per questo motivo potrebbe essere vantaggioso stipulare una pensione integrativa con una compagnia assicurativa o un istituto di credito, in modo da versare mensilmente un piccolo supplemento che sarà poi a tua disposizione in aggiunta alla pensione che percepirai. In Italia moltissime aziende offrono questo tipo di servizio, ma in questo caso ci sentiamo di suggerirti di visitare il sito web di Unipolsai, una delle compagnie più famose e affidabili nel nostro Paese. Clicca qui per accedere alla pagina relativa alla pensione integrativa, dove avrai modo di scoprire tutti i vantaggi e il funzionamento di questo utilissimo strumento.

A che età si va in pensione?

Arriviamo poi alla domanda che sicuramente ti sarai posto: a quanti anni posso andare in pensione?

La risposta è relativamente complessa, in quanto viene influenzata dagli adeguamenti in relazione alla speranza di vita in Italia.

Fino a poco tempo fa era in vigore il sistema Quota 100, che significa che si andava in pensione a 62 anni di età con 38 anni di contribuzioni pagate.

Chiaramente, essendo la burocrazia italiana tra le più complicate da decifrare, non possiamo dare questo unico input. L’età pensionabile è infatti subordinata anche all’APE volontario (in vigore fino al 2019), cioè la possibilità di avere un anticipo pensionistico tramite prestito bancario, e alla RITA, cioè la possibilità di ottenere in anticipo quanto si è già versato alla previdenza complementare.

Se invece svolgi un lavoro che viene catalogato come “usurante” o “gravoso”, l’età pensionabile si riduce a quota 97,6 per i dipendenti e 98,6 per i lavoratori autonomi. Questo significa che potrai andare in pensione, nel caso sia un dipendente che svolge un lavoro usurante, all’età di 62 anni e 7 mesi con 35 anni di contribuzioni versate all’INPS.

Notiamo inoltre che durante l’anno 2023, per favorire il passaggio dalla Quota 100 ai regimi di pensionamento ordinari, è presente il sistema Quota 103, valevole solo per il periodo che va dall’1 gennaio al 31 dicembre 2023 per chi va in pensione.

In questo caso è possibile ottenere in pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contribuzioni versate.